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28 dissertazione

die tutti gli uomini di genio sono stati perseguitati. Non manca certo giammai chi cerchi di oscurare la fama de’ più grandi uomini; ma ciò nasce appunto dalla gloria medesima a cui si veggon saliti. E queste guerre che contro di lor si sollevano, giovano per lo più ad accenderli maggiormente per assicurarsi quella pubblica stima di cui conoscono di godere. Questo è certamente uno de’ più possenti stimoli a coltivar quegli studj a cui essa soglia accordarsi. Atene aveva in gran pregio le azioni teatrali: e vi sorser perciò gli Eschili, i Sofocli, gli Euripidi L’eloquenza apriva in Roma libero il varco alle dignità, agli onori; e Roma libera ebbe tanti e sì valenti oratori. Augusto e Mecenate amavano i poeti; e il secolo di Mecenate e di Augusto vide un Virgilio, un Orazio, un Tibullo, un Properzio, un Ovidio, e tanti illustri poeti. Ma se questi stimoli vengano a mancare, cesseranno tosto e illanguidiranno gli studj. Questi non si coltivano senza fatica, ed appena è mai che l’uomo si sottoponga a una fatica da cui non isperi mercede, e onore. Vero è nondimeno che al cessare di queste cagioni fomentatrici degli studj non si vedran tosto cessare gli effetti ancora; come, ancorchè cessi la fiamma che riscaldava qualche siasi corpo, non perciò il corpo raffredderassi subitamente. Veggiamolo nel primo decadimento degli studj italiani, cioè in quello che avvenne dopo la morte di Augusto. Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone non furon certo imperadori che fomentasser punto gli studj, e della lor protezione onorassero gli studiosi, come fra