Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/647

610 LIBRO stampato a Lyon l’anno i 767 si dice (t. 3, p. 120) che l’ultima e la più corretta edizione dell’Opere di S. Leone è quella pubblicata dal P. Quesnel l’an 1675. È egli possibile che in Francia sì tardi giunga la notizia de’ buoni libri che si stampano in Italia, che ivi ancor non si sappia delle più esatte e più pregevoli edizioni che ne hanno fatto tra noi il dotto P. Cacciari in Roma l’anno 1753, e i chiarissimi Ballerini in Venezia l’anno 1756? XII. A questi vescovi e a questi pontefici per santità non meno che per sapere illustri vuolsi aggiugnere ancora il celebre Rufino, che comunque non possa ad essi uguagliarsi nella fama d’uom santo, in quella nondimeno d’uom dotto non fu inferiore ad alcuno. Di lui più ampiamente e più eruditamente di tutti han favellato monsig. Fontanini (Hist. litt. A quii. I. 4, 5), il P. de Rubeis domenicano (Mommi. A quii. c. 8, et Diss. de. Turranio Rufino), e il sig Giangiuseppe Liruti (Notiz. de’ Letter. del Friuli t. 1, c. 6), i quali hanno con singolar diligenza esaminato ciò che a Rufino e all’Opere da lui composte appartiene. Egli vien detto Aquileiese pel lungo soggiorno e per la professione della vita monastica ch’egli fece in quella città. Ma è certo che Aquileia non ne fu la patria, come col testimonio di S. Girolamo provano i mentovati scrittori. Qual ch’ella si fosse, il che non è certo abbastanza, essa fu certamente un luogo ad Aquileia vicino , in che tutti convengono i detti autori. Nondimeno ad altri n’è sembrato altrimenti, ed alcuni han fatto Rufino alessandrino, altri romano, altri