morte d’Augusto vi ebbe ancora fervor nello
studio tra’ Romani; e nondimeno dicadder gli
studj, perchè s’introdusse il cattivo gusto. Non
vi furono mai tanti poeti, quanti nello scorso
secolo; ma il cattivo gusto regnava, e furon
perciò poeti degni d’essere dimenticati. In ogni
età vi sono stati uomini che avrebbon potuto
rendersi illustri tra’ primi nel coltivare le scienze; ma le circostanze de’ tempi lor nol permisero. Posson dunque talvolta coltivarsi gli
studj, ma senza buon gusto; si può talvolta
lasciare affatto, o quasi affatto di coltivarli; e
in amendue i casi si dice giustamente che dicadono le scienze, benchè in diversa maniera
e per diversi motivi. Noi qui parliamo solo
del dicadimento che avviene per la cessazion
dello studio; e di questo dobbiamo esaminar
le ragioni.
XX. Il favore e la munificenza de’ principi
e de’ magistrati, gli onori conceduti a’ dotti, i
premj proposti, hanno certamente gran forza
a risvegliare l’impegno e l’emulazione. Può
bensì avvenire che trovisi alcuno che solo per
soddisfare al suo genio si volga agli studi; ma
non sarà questo un fuoco che si stenda ampiamente e si comunichi alla moltitudine, se
non è dall’onore e dal favor pubblico avvivato. Può avvenire ancora che alcuno coltivi
le scienze e le arti anche in mezzo alle traversie ed alle persecuzioni. Il celebre M. de
Voltaire ne annovera parecchi (Vie de P. Corneille), Poussin e Rameau, Cornelio, Omero, Tasso , Camoens, Milton; ma egli ne trae
una troppo ampia e general conseguenza, cioè