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QUARTO 5()7 a coloro clic debbono occuparsi negli ecclesiastici ministeri? E veramente se anche nelle monastiche congregazioni che a questi tempi s’istituirono, benchè ne fosser bandite le scienze profane, vollero nondimeno i lor fondatori che le sacre vi fossero coltivate, come nella Regola di S. Pacomio osserva il P. Mabillon (De Studiis monast c. 2, ec.); e se anche S. Benedetto volle che i suoi monasteri avessero una biblioteca, de’ cui libri i monaci si potessero opportunamente giovare (Reg. S. Bened. c. 48), quanto più è a credere che ciò si usasse dal clero , a cui era necessario singolarmente l’essere provveduto di quella scienza , senza cui non si possono esercitare i ministeri ad esso affidati? III. Noi veggiamo di fatti in Italia a’ tempi di cui scriviamo, dottissimi uomini che seppero e difendere e propagare felicemente la religione col lor sapere, e ci lasciarono monumenti gloriosi de’ loro studi. Tra essi io darò il primo luogo a due celebri Sardi, cioè a S. Eusebio vescovo di Vercelli e nativo di Cagliari, e a Lucifero vescovo della stessa città di Cagliari. Illustri amendue pel magnanimo zelo con cui si opposero agli Ariani e al lor protettore Costanzo, e per gli esilj e disagi che perciò ne soffersero, pe’ quali S. Eusebio ha nella Chiesa il culto di Martire, come furono per lungo tempo compagni in vita, così ancora si unirono nel tempo della lor morte, da cui furono rapiti amendue, secondo S. Girolamo (in Chron.), l’anno 371, S. Eusebio in Vercelli, Lucifero in Cagliari, ove egli è ancora venerato con