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5~() LIBRO amante della letteratura; poichè Ausonio afferma ch’egli anche imperadore dilettavasi talvolta di verseggiare (Auson. Op. p. 373, ed. Paris. 1730)) anzi rammenta un Centone di versi virgiliani in occasione di nozze da lui composto 5 e Annoiano Marcellino aggiugne (l. 30, c. 9) ch’egli scrivea e dipingeva ancora assai bene; e che, benchè fosse parco nel ragionare, avea ciò non ostante dell’eloquenza. Ei nondimeno l’accusa (ib. c. 8) che, a somiglianza di Adriano, per una cotal vanità di comparire egli solo in ogni cosa eccellente, in• vidiasse agli uomini dotti da cui potesse temere di essere superato. Ma che che sia di un tal difetto, che in lui non riconosceva Temistio il quale anzi ne loda la regale munificenza con cui fomentava gli studj, concedendo premj ed onori a chi in essi si esercitava con lode (Or. 11), esso certo non lo distolse dal provvedere ai mezzi con cui avvivar sempre più il fervore nel coltivarli. Ne abbiamo in pruova parecchie leggi, le quali benchè siano pubblicate a nome comune di lui e del suo fratello Valente, avendo esse nondimeno per singolar loro scopo gli studj di Roma, egli è manifesto che debbonsi attribuire a Valentiniano. Celebre sopra tutte è quella con cui parecchi savissimi provvedimenti da lui si danno intorno alla condotta di quelli che per motivo di studio venivano a Roma. Ella è ben degna di esser qui riportata distesamente (Cod. Theod. I. r 4, tit. 9, lex 1). Quicumque ad Urbem discendi cupiditate veniunt, primitus ad Magistrum Census Provinciali uni Judicum, a quibus copia est