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QUARTO \ 567 dicono essere lui appunto che con arti magiche teneva incatenati i venti; e ottengon sul punto l’ordine eh’ ci sia ucciso. Così essi in poche parole ci rappresentano Costantino come ambizioso, imprudente, ignorante e furioso, e quindi autorevolmente conchiudono: Perchè mai dee accadere che tanti re comandino sempre e non leggan giammai? Io credo certo che se un tal fatto si attribuisse da Eusebio, da Lattanzio , o da altro scrittor cristiano a un Diocleziano, a un Giuliano, o ad altro imperador idolatra, tutti i filosofi pensatori de’ nostri giorni lo rigetterebbono come finto a capriccio, o come troppo semplicemente creduto da quegli autori. Ma egli è Eunapio scrittor gentile che il narra, e il narra di Costantino imperadore cristiano. Dunque il fatto si dee avere per certo. Ma chi fu egli cotesto Eunapio? Egli è uno scrittor, dice Fozio (Bibl. n. 77), che morde, e maltratta tutti coloro che colla loro pietà aggiunsero nuovo splendore all’impero, e più di tutti il gran Costantino; e al contrario esalta i malvagi, e singolarmente Giuliano l’apostata, talchè sembra che le sue storie abbia composto affin di lodarlo. Il Bruckero, che pur non è nè un pregiudicato claustrale, nè un fanatico superstizioso , dice che un tal racconto è privo di ogni verosimiglianza (Hist. crit. Phil. t 2, p. 262, nota 1). Ma ciò che importa? Il fatto giova a screditar Costantino: dunque ad ogni modo debb’esser vero. Io non voglio entrare su questo punto a lunga dissertazione, che non appartiene al mio argomento. Veggasi ciò che ne ha scritto il moderno autore della Storia