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TERZO 557 come leccio illanguidir in Italia gli studj tutti, così ancora vietarono a’ Cristiani l’applicarsi ferventemente alle scienze lor proprie, alle quali vicende assai meno fu sottoposta la Grecia e l’Egitto. In secondo luogo le persecuzioni che in Roma e in tutta l’Italia furono più feroci e più sanguinose assai che in altre provincie, perchè i Cristiani erano comunemente sotto l’occhio de’ monarchi persecutori; e quindi essi costretti sovente o a fuggire, o nascondersi , non godevano di quell’agio e di quella tranquillità senza cui mal si possono coltivare le scienze. Non è perciò a stupire che sì pochi scrittori sacri troviamo in Italia di questi tempi. IX- I jattanzio è il solo che colle sue opere abbia in questi primi tempi acquistato gran nome, ed io lo ripongo tra gli scrittori del III secolo, perchè in esso cadde la maggior parte della sua vita. Niuno degli antichi scrittori ne accenna la patria. Tra’ moderni alcuni il fanno africano, appoggiati a ciò che nella Cronaca Eusebiana si legge ch’ei fu discepolo di Arnobio, di cui sappiamo che tenne scuola di eloquenza in Sicca città dell’Africa; altri il fanno italiano, fondati sul nome medesimo di Firmiano , come se esso volesse indicar Fermo sua patria. Fra questi più valorosamente di tutti ha sostenuta una tal opinione il P. Edoardo da S. Saverio carmelitano scalzo che su questo argomento ci ha data una lunga ed erudita dissertazione (in Lactant. Op. decas 1, diss. 1, 2). Egli afferma che in quasi tutti gli esemplari a penna da lui veduti, benchè nel frontespizio si leggano solo i nomi di Lattanzio Firmiano, IX. Di qual patria (bue Lai t ansio.