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Capo X.

Arti liberali.

I. Abbiamo già altre volte e fin dal principio di quest’opera osservato che le scienze e le arti sembrano darsi vicendevolmente la mano, e che non possono le une o sorgere a più felice stato, o decadere miseramente, senza che la medesima sorte incontrino ancor le altre. Ciò che ora siamo per dire intorno allo stato in cui furono a quest’epoca le arti liberali, confermerà vie maggiormente la nostra, o, a dir meglio, la comune opinione. Le scienze erano in un rovinoso decadimento: pochi ne erano i coltivator tra’ Romani; e. que’ medesimi che pure le coltivavano, parte pel corrompimento della lingua latina, parte pel vizioso gusto da’ sofisti greci introdotto, parte ancora per l’infelice condizione de’ tempi torbidi e sconvolti, nol facevano comunemente che con poco felice successo. Non altrimenti avvenne delle arti. L’erudito Winckelmann saggiamente riflette (Hist. (de l’Art, t. 2, p. 314) che il tempo degli Antonini fu per l’arte ciò che esser suole in una mortal malattia quell’apparente miglioramento che precede la morte, o come la più viva luce istantanea che gitta una candela quando è vicina ae’estinguersi. In fatti a’ tempi di Antonino e di Marco Aurelio molte grandiose fabbriche sorsero in Roma e altrove; e alcune statue ed altri lavori di quel tempo, che sono assai da pregiarsi, ancor ci rimangono, de’ quali si può i. Sotto il regnu degl„ Antonini le arti fiori“cono felicemente.