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til contrario, avviliti dalla tirannia di tanti pes simi imperadori, ammolliti dal lusso e guasti dal comune libertinaggio, sfuggivan gli studj che senza noia e fatica non possono coltivarsi* e quegli ancora che li coltivavano, usando d’una lingua che per la ragione accennata venivasi vieppiù corrompendo ogni giorno, recavano nel loro stile quella rozzezza medesima che ne’ famigliari ragionamenti erasi introdotta. Così e pochi erano quelli che si volgessero con ardore agli studi, e quegli ancora che in essi si esercitavano, il facevano comunemente con poco felice successo. Ma dell1 indolenza de1 Romani di questi tempi nel coltivare gli studj avremo pruove ancora più chiare nel capo seguente.

Capo V.

Filosofia.

I. Se il favor de’ principi fosse bastante a far rifiorire gli studi, quello della filosofia singolarmente dovea a questo tempo risorgere tra’ Romani. Antonino e Marco Aurelio ea’altri degl1 imperadori che saliron sul trono, furon ammiratori e protettori e premiatori de’ filosofi; e sembra perciò che gran numero di romani valorosi filosofi ci si dovrebbe offerire in quest1 epoca, e somministrarci copioso argomento a ragionarne. Già abbiam veduto in qual pregio gli avessero i mentovati imperadori, e gli onori e gli stipendii di cui gli arricchirono. E nondimeno in tutto questo spazio di tempo