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SECONDO 443 riguardo a’ tempi in cui fu scritto. Egli ’^,10 non ha alcuno de’ vizj del secolo precedente; e ove se ne tragga la non sempre pura espressione, effetto del corrompersi che faceva il latino idioma, e una soverchia prolissità, singolarmente nell’introduzione, in cui egli occupa qr,asi una terza parte del suo poema, egli può a ragione essere annoverato tra’ migliori poeti dopo il secol d’Augusto. IV. A lui pure comunemente si attribuiscon . quattro egloghe, che si sogliono aggiugnere al suo poema sopra la Caccia. Ma Giano Ulizio I seguito, ancora da Pier Burmanno e da altri, pensa (in praef et in not ad Nemes. Eclogas) che esse siano di Tito Calpurino ossia Calfurnio siciliano, di cui son certamente altre sette egloghe. Le ragioni eli’ egli ne arreca, sono la somiglianza dello stile, alcuni versi che quasi colle stesse parole s1 incontrano nelle une e nelle altre, qualche espressione da cui par che raccolgasi che l’autor di esso fosse siciliano, l’autorità della prima edizione di queste egloghe, in cui tutte si attribuiscono a Calpurnio, ed altri sì fatti argomenti che hanno qualche forza, ma che non rendono abbastanza certa questa opinione. Calpurnio fu siciliano, e assai povero di sostanze, come da varj passi de’ suoi versi medesimi si raccoglie (l. 4, v. 26, ec.). Visse al tempo medesimo di Nemesiano. a cui anche dedicò le sue egloghe. Queste, o siano tutte di Calpurnio , o altre siano di lui, altre di Nemesiano, hanno eleganza e soavità superiore a quella degli altri scrittori di questi tempi. L’ab. Quadrio accusa il Fonterelle di