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426 LIBRO

poesie ili Sereno Samonico, cui egli avea conosciuto ed amato assai, e di Orazio (id. c. 30). Anzi alla mensa ancora egli o teneva seco alcun libro, e univa al cibo lo studio, o almeno voleva che uomini dotti gli assistessero, e gli; tenessero eruditi ragionamenti (id. c. 34). Di Virgilio ancora e di Cicerone avea sì grande stima, che ne teneva le immagini tra quelle de’ più famosi eroi (id. c. 31). Egli stesso esercitossi nella poesia, e alcune Vite dei migliori imperadori scrisse in versi (id. c. 27). Nè solo le umane lettere, ma le scienze ancora e le arti tutte furon da lui coltivate. Egli era versato nella geometria , nella pittura , nella musica e in tutti gli esercizj cavallereschi 5 e nel canto e nel suono di molti stromenti era eccellente, benchè, lontano dall’imitare la capricciosa leggerezza di Nerone, egli non ne usasse giammai se non co’ suoi paggì (ib.). Non pago d’istruirsi nelle scienze e nell’arti, cercava di risvegliarne negli altri desiderio e stima. Quindi udiva spesso gli oratori e i poeti, non già se alcun panegirico avesser voluto fare in sua lode, ch’egli nol sofferiva, ma quando recitavano le loro orazioni, o i lor poemi, singolarmente se ad argomento di essi prendeano la storia d’Alessandro il Macedone, o le azioni di alcuno de’ più virtuosi imperadori, e a tal fine recavasi egli spesso or al pubblico Ateneo, ove i retori e i poeti greci e latini recitavano i loro componimenti, or al Foro, ove si trattavan le cause (id. c. 35). Finalmente aprendo a vantaggio delle scienze il suo erario, egli con regia munificenza nuove scuole fondò