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V. 11 regno di Comodo , di Pertinace e di Didio Giuliano poco favorevole a’ dotti. 4ao LIBRO salire agli onori e per radunar le ricchezze a cui aspiravano. Nondimeno se gli altri imperadori che venner dopo , avesser seguite le vestigia di questi due gloriosi loro predecessori, Roma forse si sarebbe riscossa, e come nello stato civile così ancor nel letterario si sarebbono rinnovati i lieti tempi d’Augusto. Ma Marco Aurelio ebbe la sventura di avere un figlio e un successore troppo da sè diverso.

V. Fu questi Comodo, che l’an 180 succeduto nell’impero a Marco Aurelio suo padre (Lucio Vero era già morto d’apoplesia F anno 169) rinnovò gli orrori de’ Tiberj, de’ Neroni e de’ Domiziani, de’ quali uguagliò e superò forse ancora la crudeltà non meno che le brutali disonestà. Marco Aurelio suo padre aveagli posto al Fianco per istruirlo nelle lettere alcuni de’ più dotti uomini che fossero in Roma; ma tutti questi maestri, dice Lampridio (in Comm. c. 1) , non gli giovarono punto; nè egli di altro occupossi giammai che del libero sfogo di tutte le sue passioni. Ei fu ucciso l’an 193, per congiura dei suoi più fidi, poichè essi si avvidero che egli risoluta avea ancora la loro morte. Gli succedette Elvio Pertinace uomo di vil condizione, perciocchè figlio di un venditore di legna. Qual luogo sia la Villa di Marte sull’Apennino in cui egli nacque, e se appartenga al Monferrato, o alla Liguria, non è cosa agevole a diffinire, nè è di quest’opera l’esaminarlo. Egli non ostante la bassezza della sua nascita apprese i primi elementi e Fari inetica, e quindi la lingua greca ancora e i precetti delf eloquenza. Anzi egli stesso per alcun tempo