Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/448

non era ancora estinto; e se essi erano in un I funesto decadimento, ciò doveasi anzi al cati tiro gusto, che alla scarsezza, o alla negligenza de’ loro coltivatori. Ma poichè la civile e politica costituzion dell’impero si fé’sempre peggiore, e le interne discordie e i vizi de’ regnanti e l’universale corruzion del costume crebbero vie maggiormente, questo ardore medesimo si venne successivamente scemando, e gli studj quasi del tutto furono dimenticati e sprezzati. Le riflessioni che già abbiam fatte nella Dissertazione preliminare premessa a questo volume, ci dispensano dall’entrare su questo punto a lungo ragionamento 5 e le cose che in questa epoca dobbiam narrare, serviranno a confermare colla esperienza ciò che allora abbiamo affermato.

Capo I.

Idea generale dello stato civile e letterario di questi tempi.

I. Tito Antonino soprannominato il Pio, che l’anno 138 succedette nell’impero aA’Adriano, fu uno de’ più saggi principi che salisser Sul trono. Se se ne tragga la pudicizia, di cui, per confessione ancora di Marco Aurelio suo successore che di lui parla con grandi elogi, egli non fu troppo severo custode (De Reb. suis l. 1, c. 13), non vi ebbe virtù di cui egli non desse luminosi esempii. Persuaso di non esser sovrano se non per giovare a tutti, a ciò rivolse singolarmente le sue mire. Annullare le 1. Elogio del* Pimper. Antonino.“proiezione da lui accordala alle scienze.