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392 IIBRO rendevala più preziosa sì, ma men bella, fé1 toglier d’intorno. Anche di pitture si com. piaceva Nerone, e il suo pazzo capriccio «Uè u perduto tanto della loro primaria bellezza , non bene u avrebbe il romnno filosofo asserito delle di Ini opere u esser elleno tanto squisite e peritile da annunziare « la prossima decadenza d*H’arte. Infatti se al presente « ci fosse nn genio privilegialo di 11 dia inferiore al o gran Rafaello, ne inferireste forse piuttosto la de<au denza delle arti, che il loro risorgimento? Voi che ti sicuramente dovete aver l’occhio formato al bello, « conoscerete meglio di me che pur troppo hanno esse « anticipato questo passo fatale. So bene che le arti e dopo il secolo fortunato d’Alessandro , perseguitate « in Egitto dalla crudeltà del tiranno Tnlomeo Fili scone , si ricovrarono in Greeia , dove fiorirono di 0 nuovo assistite dal favor de’ Romani che l’aveano u dichiarala libera; ma gli artisti di questa epoca non « han maggior pregio de’ Canteri con la loro scuola « numerosa, i qua’i benché dessero una nuova vita « alla pittura piena di licenza e d affettazione nel penti nello di Giuseppe d’Al pino, ignobile e grossolana « in Michelangelo da Caravaggio. pure non giunsero « mai (sebbene ivi mirassero) a quella estrema eccelli lenza ’he tanto dagli a’ tri distingue Rafaello , sicché 11 non possa dirsi con verità che anche nelle loro opere k più sub! mi scorgesi sPinpre la decadenza dell" arte. « E quando il paragone de" Caracci con gli artisti «li « quel tempo, per la mancanza di sicuri documenti, « non vi persuadesse pienamente rammentatevi 1 • stragi « e la desolazione che portò ’■illa in tutta la Grecia, u per aver protette le parli di Mitridate, e allora toc« cherete con mano che poco dopo il loro ristabiliti in nto , cioè nella centesima settuagesima quinta olim« piade, furono le arti quasi aTatto distrutte, l’armi « che questa riflessione escluda affatto il sentimento « del nostro ingegnosissimo interprete, quando non si « votrlia accusar Plinio o di poca perizia nella storia h delle arti, o di troppa incocrenza nelle sue illazioni; il