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eran raccolti (l. 11, c. 17), e Vopisco che nomina ancora i libri di lino che vi si conservavano. Linteos etiam libros requiras, quos Ulpia tibi bibliotheca, quum volueris, ministrabit (in Aurel c. 2); e altrove dice che a suo tempo essa era situata alle Terme di Diocleziano (in Probo c. 2). Che fossero i libri di lino mentovati da Vopisco, non è di quest’opera l’esaminarlo. Anche Livio (dec. 1, l. 4) e Plinio il Vecchio (l. 13, c. 11) ne parlano; ma in modo che sembra ch’essi si usasser solo a’ tempi più antichi. Certo non era carta fatta di lino, come la nostra; ma pare anzi che fossero pezzi di lino, su cui si scrivesse. Così ancora il libro Elefantino della stessa biblioteca, che altrove rammentasi da Vopisco (in Tac. c. 8), a me par probabile, come pensa il Salmasio (in not. ad l. c. Vop.), che altro non sia che un libro formato di tavolette di avorio. Ma di ciò veggansi il Guillandino nella sua opera intitolata Papyrus, il P. Montfaucon nella sua Palaeographia graeca, e gli altri trattatol i di somigliante argomento.

VI. Abbiam di sopra accennata la biblioteca del Campidoglio, che da Giusto Lipsio si crede essere stata opera di Vespasiano, e che fu poscia incendiata a’ tempi di Commodo, cornea suo luogo diremo. Il Conringio pensa al contrario (De Bibl. Augusta) ch’ella non fosse diversa da quella del tempio della Pace; e l’argomento ch’egli arreca a provarlo, si è che ! questo tempio era presso il Foro, cioè alle falde del Campidoglio. Ma in questo egli certamente ha preso errore. Il tempio della Pace TirABOscm, Voi. II. 24 VI. Alta pnì. blu lie biblio» lochc.