die benché sembri non esservi motivo più efficace di questo, troppo è lungi cionnonostante
dal potersi arrecare per unica o principal cagione del fiorire, o del decadere della letteratura. Antonio e Marco Aurelio non furono
meno splendidi di Augusto nell’onorare gli uomini dotti, e lo superarono ancora in ciò che
appartiene all’avere in gran pregio i filosofi. E
nondimeno qual differenza fra il secolo di Augusto e quel di Antonino e di Aurelio! In questo
noi trovi am bene molti filosofi greci dimoranti
in Roma; ma tra’ Romani troviamo assai pochi che coltivasser gli studj; e que’ medesimi
che li coltivarono, e di cui ci sono rimaste le
opere, possono essi paragonarsi cogli scrittori
del secolo di Angusto? Qual protezione accordarono alle lettere Tiberio, Caligola, Nerone,
Domiziano? uomini che sembrarono saliti sul
trono a distruzione della umanità. E nondimeno
quanti scrittori fiorirono a’ loro tempi, inferiori
certo in eleganza di scrivere a que’ dei tempi
di Augusto, ma migliori assai di que’ che vennero dopo! Io non penso certo che Francesco I
cedesse in nulla a Lugi XIV nel proteggere e
fomentare gli studj. Ma vorransi perciò mettere a confronto Rabelais, le Caron, Ronsard,
Marot, con Cornelio, Racine , Boileau, Fontenelle, Bossuet, Bourdaloue, Fenelon, Rousseau?
La munificenza de’ principi può dunque giovar
certamente, ma non può bastare perchè lo stato
della letteratura sia generalmente lieto e felice.
II. L’indole e La natura del governo si vuole
da altri che molto influisca sullo stato delle
scienze e delle arti. In un governo tirannico e