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urbani. quali i castaldi, cioè costretti a servire la cupidigia de’ lor padroni. L’elogio che di lui poscia soggiugne, chiamandolo ottimo e santissimo interprete delle leggi, viene alquanto oscurato dal carattere d’uom vile e codardo che gli attribuisce, dicendo che esso credeva che la giustizia a que’ tempi infelici dovesse solo languidamente amministrarsi. Di lui parla ancora l’antico interprete di Giovenale a questo passo, e dice ch’ei fu detto Pegaso dal nome di una trireme a cui soprastava suo padre; che nello studio delle leggi giunse a tal fama, che veniva chiamato libro, non uomo; e che dopo aver governate molte provincie, ebbe la prefettura della città; e da lui, conchiude, ha preso il nome il diritto Pegasiano; colle quali parole ci mostra che la setta che da Procolo avea avuto il nome di Proculeiana, da Pegaso fu detta ancora’ Pegasiana. X. E questo basti de’ giureconsulti di questa età. Assai più copiose notizie se ne potranno trovare presso gli storici della romana giurisprudenza, e singolarmente presso il Terrasson e l’Eineccio da noi più volte mentovati; ove si vedranno nominati altri giureconsulti di questi tempi medesimi, come Urseio Feroce, Fufidio, Plauzio , Valerio Severo, Tito Aristone, di cui un grande elogio in una sua lettera ci ha lasciato Plinio il Giovane (l. 1, ep. 22), Minucio Natale, Lelio Felice ed altri. Non vi è forse scienza la cui storia sia stata illustrata da più scrittori , che quella della romana giurisprudenza; e perciò non vi è scienza intorno a cui sia men necessario il trattenerci lungamente.