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Vili. Qual fosse l’Editto perpetuo da lui compilato. 34^ LIBRO ella intendersi? Non certo di collega nel consolato, come or ora vedremo. Potrebbe intendersi solo di ciò che narra Sparziano (in Hadr. c. 18), cioè che Giuliano fu uno de’ consiglieri di cui Adriano valevasi nel giudicare. Ma doveasi egli perciò chiamare collega di Adriano? Finalmente nell’iscrizion si asserisce che da Antonino e da M. Aurelio e da Lucio Elio Vero fu sollevato alla pretura urbana, e due volte al consolato; dal che raccogliesi che di niuno di questi onori godette egli al tempo di Adriano. Or è egli probabile che un uomo che era in sì grande fama, che a lui a preferenza di tutti fu da Adriano commesso il difficile incarico di ordinare, come vedremo, l’Editto perpetuo , non fosse da lui sollevato ad alcuna di queste due dignità? Queste ragioni son tali che muovono certamente qualche difficoltà contro la recata iscrizione. Ciò non ostante come esse non mi sembran bastevoli a rigettarla assolutamente come supposta, e il testo di Sparziano intorno alla famiglia di Salvio Giuliano non è chiaro abbastanza, parmi che a buona ragione possano i Milanesi, a questa iscrizione appoggiati, affermare che Giuliano fu loro concittadino , finchè essa non sia chiaramente convinta di supposizione. VIII Di qualunque patria egli fosse, è certo ch’ei fu tra’ più celebri giureconsulti di Roma. Già abbiamo accennato col testimonio di Sparziano, che era egli un di coloro il cui consiglio voleva udire Adriano nel giudicare; e che per la fama di cui godeva, salì alle primarie dignità nella repubblica, e due volte a quella