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334 umo i giudici, come mostra l’Eineccio (Antiq. Roman. Jurispr. illustrant. l. 1 , tit. 2, § 38; e ìli st. .Tur. rom. I. 1, § 178 , 280), a conformar le sentenze alle loro risposte; benchè poscia Adriano lasciasse di nuovo libero a chi piacesse un tale esercizio. Uomo di somma integrità dovea esser Masurio, poichè Pomponio aggiunge ch’ei non radunò grandi ricchezze, e che comunemente da’ suoi scolari medesimi era sostentato. Nerva Cocceio, uom consolare e avolo dell’imperadore dello stesso nome, non avea probabilmente uguale virtù, poichè egli era amicissimo di Tiberio; e fu un de’ pochi che furono da lui scelti a compagni, allor (quando uscì da Roma per abbandonarsi nella solitudine a’ più infami delitti (Tac. l. 4 Ann. c. 58). La maniera nondimeno con cui Tacito ne racconta la morte (l. 6 Ann. c. 26), cel rappresenta uomo amante della repubblica , e troppo sensibile all’infelice stato in cui essa trova vasi. Non molto dopo, egli dice, Cocceio Nerva, uomo in tutte le divine e le umane leggi erudito, essendo in felice fortuna e in ottimo stato di sanità, determinossi a morire. Il che come seppe Tiberio, sedutogli al fianco prese a chiedergliene la ragione, a pregarlo di mutar parere, e. a dir finalmente che troppo grave al suo animo sarebbe stato, e troppo alla sua fama contrario, se il suo più intrinseco amico senza alcuna ragione si desse la morte. Ma Nerva, nulla curando un tal discorso, coli astenersi dal cibo si diè la morte. Dicevon coloro che ne conoscevano l’animo, ch’egli, veggendo sempre più da vicino i danni della