e condennando non solo i medici che l’aveano
preceduto, ma anche i bagni caldi da essi prescritti, persuase di usare anche fra ’l rigore
del verno de’ bagni freddi. Ed ecco un nuovo
medico, e aulor di un nuovo sistema, che,
appena apre bocca in Roma, è udito come
un oracolo, e fa cadere in dimenticanza e Tessalo e Crina. Il rimedio de’ bagni freddi era
già stato prescritto, come si è veduto nel primo
volume , dal medico Antonio Musa. Ma convien
dire che fosse poscia dimenticato. Carmide volle
rinnovarlo, e il fece con sì felice successo,
che noi vedevamo, dice Plinio, gli stessi vecchi consolari tuffarsi ne’ bagni freddi, e starvi
per un cotal fasto ostinati fino ad intirizzirne.
Chi ’l crederebbe che anche il severo Seneca
usasse de’ bagni alla moda? Eppure abbiamo
le sue Lettere in cui ci narra ch’egli anche
nel primo dì di gennaio gittavasi nell’acqua
fredda (ep. 53, 83). Così anche i più dotti
uomini lasciavansi aggirare da questi vani impostori. Quanto durasse il regno di Carmide,
nol sappiamo, e pare ch’ei fosse ancor vivo
quando Plinio scriveva. E non sappiam pure
se altri capi di setta venissero dopo Carmide
a Roma. Ciò che è certo, si è che il favor popolare di cui goderono i medici mentovati di
sopra, pose in tal credito la medicina, che
moltissimi ne abbracciaron lo studio e la professione. Già abbiam veduto di sopra come se
ne dolesse Plinio c F iscrizione da lui rammentata con cui taluno lagnavasi di essere stato
ucciso dalla moltitudin de’ medici. Più amaramente ancora se ne duole Galeno 5 e quindi