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mani, e Seneca il filosofo che, come abbiamo osservato, parlò di alcune quistioni più felicemente che non era a sperarsi a’ que’ tempi, noi non troviamo alcun tra’ Romani che in Queste scienze fosse erudito. Abbiamo bensì due geografi, Strabone e Pomponio Mela. Ma il primo fu greco, e benchè viaggiasse in Italia e fosse a Roma, non sappiamo perù eh1 ei vi facesse lunga dimora; e non abbiamo perciò ragione di noverarlo tra’ nostri. Il secondo ancor fu straniero, cioè spagnuolo, benchè la diversa maniera con cui si legge in diverse edizioni un passo in cui egli nomina la sua patria (l. 2, c. 6), non ci permetta di ben accertare in qual città ei nascesse (V. Voss. de Histor. lat. l. 1, c. 25; e Nic. Ant. Bibl. hisp. vet. l. 1, c. 11). Egli è vero però che lo stile da lui usato nella sua Cosmografia, terso ed elegante forse sopra tutti gli scrittori di questo secolo, ci fa credere ch’egli abitasse assai lungamente in Roma. Egli scrivea a’ tempi di Claudio, le cui vittorie nella Brettagna rammenta chiaramente (lib. 7, c. 6); e della sua Geografia perciò potè valersi nella sua Storia Naturale Plinio il Vecchio , che di fatti il nomina tra gli autori da sè consultati, e che è forse il solo tra gli scrittori italiani di questo tempo che abbia nella sua Storia illustrata anche la geografia. XXXII. L’unico tra’ romani scrittori che nella matematica ci si mostri versato, egli è Sesto Giulio Frontino, uomo che non nelle scienze soltanto , ma ancor ne’ maneggi della repubblica e nell’esercizio dell’armi’ si rendette