iti Italia, non botò essere se non al fine del
regno di Vespasiano; e che dopo la morte di
Domiziano più non vi fece ritorno. Quindi nella
romana letteratura ei non fu molto versato, e
confessa egli stesso che assai tardi erasi ad
essa rivolto (in Vita Demosth.). Fu uom nondimeno e nella storia e nella filosofia sommamente erudito, come ne fan fede le opere che
di lui ci sono rimaste, delle quali si può vedere il Fabricio (Bibl. gr. t. 3, p. 329). I più
saggi però confessano ch’egli è filosofo dilettevole più che profondo, benchè anche nel
suo stile si trovi una non so quale ingrata durezza (V. fi rack, t 3, p. 179, ec.). Quindi io
penso che pochi approveranno l’elogio che di
Plutarco ha fatto un moderno scrittore (V. I
Recueil Philos. et litt. de la Soc. de Bouillon
p. 133, ec.) il quale, non contento di avergli
data la preferenza in confronto di Cicerone,
non teme di dire (p. 138) ch’egli non può
senza ingiustizia negare a questo autore una
superiorità che gli antichi e i moderni gli contendono invano. Non si può egli dunque lodare
un autore senza abbassarne un altro? E questi
smoderati elogi non nuociono essi alla fama
di quelli a’ quali si rendono, anzi che farla
maggiore?
XXIX. Di genere assai diverso fu il sapere
del famoso Trasillo a’ tempi di Tiberio. L’antico interprete di Giovenale lo dice (sat. 6,
v. 576) uomo in molte scienze versato; ed alcune opere da lui scritte intorno alla musica
e ad altri filosofici argomenti si accennano dal
Bruckero sulla testimonianza di antichi autori
xxix.
Dell1 astrologo Trisiilo.