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288 LIBRO taluno ancora ne ha parlato con quel disprezzo che è proprio di chi vuol acquistarsi fama coll’oscurare l’altrui; e il Blount rammenta (Censura celebr. auct. p. 119) le villane ingiurie con cui taluno oltraggiò Plinio, dicendo ch’egli fasciculariam facit, cuncta olfaciens, nihil degustati s , omnia glutiens, nihil decoquens, le ma mendacioriun, errorum oceanus; espressioni che appena da un colto scrittore si userebbero parlando di un cerretano che mettesse in iscritto le fole che dal suo palco suol vendere a’ grossolani uditori. Nè è già che in Plinio non trovinsi degli errori e delle puerili e popolari, opinioni da lui troppo facilmente credute ed adottate. Ma in sì vasta opera, in cui necessariamente ei dovette giovarsi degli occhi e delle mani di molti, era egli possibile che accadesse altrimenti? E i difetti di essa non son compensati per avventura da pregi troppo maggiori? Io non voglio giudicarne da me medesimo: ma penso che 11111110 ricuserà di attenersi al parere del più ingegnoso conoscitore e del più elegante interprete della natura che oggi viva, dico del celebre M. Buffon, uomo che assai più d’ogni altro dee conoscere i difetti e gli errori di Plinio. Or odasi corn ei nc ragiona (Stor. Natur. rag. 1): Plinio ha travagliato sopra un piano assai più grande, e per avventura troppo vasto: ha voluto abbracciar tutto, e pare ch’egli abbia misurata la natura, e trovatala ancor troppo piccola per la stesa del suo ingegno: la sua Storia Naturale comprende, oltre la storia degli animali, delle piante e de’ minerali, la storia dei cielo