eli’egli non può che oscuramente accennare,
si porranno in più chiara luce; e che i posteri
si stupiranno che i lor maggiori non abbian
conosciute cose tanto evidenti (ìb. ¿7, c. 13, 15).
Sulle quali fisiche cognizioni di Seneca veggasi
singolarmente l’opera da noi altre volte lodata
di M. Dutens (Recherches sur l’origine (des découvertes, ec. t.2, p. 216; l 2, p. 10, 22,36 (29).
XVII. Qualche cosa è a dire per ultimo dello
stile di Seneca. Quale esso sia, il vede ognuno
che ne legge le opere. Conciso, pretto, vibrato,
non mai scioglie le vele a una facile e copiosa
eloquenza. Ma ciò non basta.. In ogni cosa ei
fa pompa d’ingegno; e qualunque sentimento
ci debba esporre comunque usato e triviale,
cerca di rivestirlo di un’aria nuova e maravigli osa. Quindi le sentenze, i concetti, le antitesi, i giuochi talvolta ancor di parole, che ad
(n) IVI. flailly lin avuto il coraggio di sminuir di molto
la lode die si è data finora a Seneca per le cose da
lui dette intorno alle comete: ed lia affermato che,
rendendo a.Seneca la giustizia che gli è dovuta si
puh d re di’ egli ha indovinato, come gli asti ologi, dopo
il fatto (H st. rie P/larun. mod. t. i , p i lo , ec.). Egli
osserva, come avea anche altrove avvertito (Hist. de l’Astron. anc. p. 14-7 s eC-. 3l)t. ec.), che questa era
già stata l’opinion ile’ Caldei, la quale però a’ tempi
di Seneca era abbandonata, e che ripetendo ciò che
di essi avea scritto fìiodoro. fortunatamente e senza
prevedevo ha colpito nel veio. Mondi meno egli poscia
confessa che le opere filosofiche di Seneca contengono
più cognizioni astronomiche che non si trovino in tutti
gli altri scrittori da Ippareo fino a lui, e die solo è a
dolersi eh’ei siasi lascialo sedurre nel dar fede all asti’ nlogia giudiciaria (ìlist. de l’Astron. moti. t. 1 ,p. 5o3 ’.
XVII. #
Suo stilr.