che a ìei si vieti il morire. Perciò i liberti e
gli schiavi a istanza de’ soldati le stringo ri le
braccia, e le fermano il sangue. Non ben si
sa che ella se ne avvedesse; ma alcuni pensarono (poichè il volgo sempre crede il peggio)
che finchè ella fu persuasa che Nerone fosse
implacabile, volesse morir col marito; ma che
avendo concepite migliori speranze, volentieri
s’inducesse a conservare la vita. Pochi anni
però ella ne ebbe; nel qual tempo e non dimenticossi mai dello sposo, e col pallor del
volto e delle membra tutte mostrava quanto di
sangue avesse allora perduto. Seneca frattanto
accostandosi lentamente alla morte chiede a
Stazio Anneo suo fido amico e medico illustre, che diagli a bere il veleno da lui provveduto molti anni addietro, con cui uccidevansi
i rei in Atene. Gli fu recato, e il bevve; ma
avendo già fredde le membra, gliJu inutile. Entrò poscia in un caldo bagno , e spruzzando
it acqua i vicini schiavi disse ch’egli sacrificava a Giove Liberatore. Finalmente fu recato
entro una stufa, il cui vapor soffocollo. Il cadavero fu arso senza pompa alcuna, come
egli stesso avea già prescritto in un codicillo,
pensando alla sua morte nel tempo ancora della
più lieta fortuna.
XI. Cosi finì di vivere Seneca, uomo a cui
la singolarità del carattere morale non meno
che letterario ha assicurata presso a’ posteri
tutti un’eterna memoria; ma che al medesimo
tempo, se gli ha acquistati ammiratori e lodatori grandissimi, non meno ancora ha contro di lui risvegliati nimici e riprensori in gran
XI.
Diversi rii;
diti in torri"
ul
roor ilr di.Seneca.