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2Ó2 ’ LIBRO lungo tempo (Dio l. 59)). La sua eloquenza gli aprì la strada a’ pubblici onori, ed era egli già stato questore (Consol. ad Helv, c. 17), quando la sorte, statagli finallor favorevole, se gli volse in contraria. Nel primo anno di Claudio ei fu rilegato nell’isola di Corsica , perchè da Messalina fu accusato allo imperadore qual complice delle disonestà di Giulia di lui nipote (Dio l. 60; Tillem t. 1.1, />.:>o5’, 61 o). Ma Seneca fu egli reo veramente di tal delitto? Gli storici antichi non ci han lasciato alcun monumento che possa o assolverlo, o condannarlo. Se Seneca fu quell’onestissimo e, direi quasi, santissimo uomo, quale da alcuni ei vien dipinto, non è probabile ch’ei si macchiasse di tal bruttezza. Se la virtù di Seneca non fu, come taluno ha osato di sospettare, che una ingannevole ipocrisia , non vi ha delitto che in lui non si possa temere. Ma del carattere di Seneca non è ancor tempo di ragionare. Otto anni visse in esilio; nel qual tempo oltre alcuni libri egli scrisse i celebri Epigrammi in cui di quell’isola fa una sì orrida e funesta pittura (V. t. 1, ejus Op. p. 161, ed. Elvez. 1672), che convien ben dire ch’ella fosse allora diversa da quella che è al presente. Richiamatone finalmente per opera di Agrippina, e fatto tosto pretore, fu da lei dato per maestro al suo figliuolo Nerone (Tac. l. 12 Ann. c. 8); ed egli unito insieme col celebre Afranio Burro fu per alcun tempo felice nel tenerlo lontano da’ vizi a cui la pessima sua indole lo inclinava (ib.l. 13, c. 2). Ma poscia Nerone ruppe ogni argine, e ù a bandoni» alla crudeltà, alla dissolutezza e?