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II. In rs.sa atv cor s’introduce il rnU tivù gusto. 248 I.IBRO lor favore coloro che in essi aveano più chiara fama, ma molti al contrario, per ciò solo che eran filosofi, o cacciarono in esilio, o condannarono a morte. Quindi non è maraviglia se la filosofia si giacesse per alcun tempo (fi. monticata; o se quella parte soltanto se ne coltivasse che poteva sembrar necessaria a soffrir con costanza le pubbliche e le private sventure. Vedremo in fatti che la più parte de’ filosofi che sotto il regno di Tiberio, di Caligola, di Claudio , di Nerone furon celebri in Roma, seguiron la setta degli Stoici , la quale colle austere sue massime pareva più opportuna ad armar l’animo d’invincibil costanza contro la perversità degli uomini e de’ tempi. Ma prima di parlare in particolare di ciascheduno di essi, ci convien vedere qual fosse in generale lo stato della filosofia all’epoca di cui trattiamo. II. Di Tiberio non sappiamo che a’ filosofi singolarmente movesse guerra 5 e solo gli astrologi che col troppo onorevole nome di matematici allor si chiamavano, furono a suo tempo cacciati di Roma, benchè pur egli continuasse a valersene, come poscia vedremo. Ma la crudeltà di cui contro ogni genere di persone egli usava, senza riguardo alcuno al sapere e all’erudizion loro , bastava , perchè ognuno intendesse che ad ottenere la protezione e il favor di Tiberio era inutile qualunque studio. Questa crudeltà medesima nondimeno giovò, come sopra si è accennato, ad accendere negli animi di molti Romani il desiderio della sto ca filosofia, i cui seguaci singolarmente davansi: il vanto o di sofferir con costanza, o di darsi