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lilÓ LIBRO Augusto, senza che in Roma vi fosse la minima apparenza di discordia e di tumulto. Qualche sollevazione seguì nelle truppe che erano nell’Illirico e nella Germania; ma nè vi fu notte alcuna in cui l’impero fosse perciò in pericolo, ed esse si acchetarono presto , senza che Tiberio vi avesse alcuna parte. Pare ad alcuni che la notte di cui parla Curzio, trovisi sul Principio del regno di Vespasiano, perciocchè Primo generale delle sue truppe venne a sanguinosa battaglia di notte tempo presso Ostiglia contro le truppe di Vitellio, e collo sconfiggerle aprì a Vespasiano la via al trono: ma nè Vespasiano trovossi a quella battaglia, nè fu quella notte pericolosa alla repubblica, perciocchè la guerra sarebbe finita ancora, se le truppe di Vitellio avessero riportata compita vittoria sopra quelle di Vespasiano} nè in quella notte fu dissipato il pericolo e la procella, perciocchè due mesi ancora passarono prima che Vespasiano fosse pacifico possessore del trono} nè finalmente egli impedi le guerre civili , ma diede fine a quelle che dopo la morte di Nerone già da oltre a due anni sconvolgevano, la repubblica. Traiano giunse all1 impero per via di adozione di Nerva, senza che vi fosse il più leggero tumulto. Ove è dunque la notte fatale alla repubblica? Le ultime parole dell1 allegato passo di Curzio sono l’unico, ma troppo debole fondamento di tale opinione: Non ergo revirescit solum, sed etiam floret imperium, ec.} perciocché l’impero al tempo di Traiano fu certo in fiore} ma chi non vede che uno storico può facilmente adulando (come