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JIO LIBRO frasi stesse del suo autore, troncandone solo ciò che gli paresse soverchio. V. Troppo severo, a mio parere , è il gini dizio clic di Valerio Massimo ha portato Desiderio Erasmo, scrivendo eli’ egli sembra africano anzichè italiano, e che tanto egli è simile a Cicerone , quanto un mulo ad un uomo (Dial. Ciceron.). Egli è certo però , e ne convengono tutti coloro che han gusto di buona latinità, che lo stile di quest’autore ha assai dell’incolto o del rozzo; e che non gli mancano inoltre i difetti comuni agli scrittori di questo tempo, cioè un’affettazione viziosa di usar sentenze e concetti, e di farsi credere uomo di spirito e d’ingegno con un parlare intralciato ed oscuro. Gli viene ancor rimproverata , non senza ragione, la mancanza di buona critica, per cui egli senza un giusto discernimento ammassa insieme e racconta tuttociò che da qualunque scrittore vede narrato, e ciò ancora che non è appoggiato che a dubbiosa popolar tradizione; esempio seguito comunemente da quelli che dopo lui han pubblicato somiglianti raccolte di detti e di fatti, di virtù e di vizi. Quindi mi pare che troppo liberale di lodi verso questo scrittore sia stato il ch. conte. di S. Raffaele, che ne ha fatto elogio, come di uno de’ migliori scrittori di tutta l’antichità (Sec.d’Aug.p. 199). L’ultimo libro cbe è intorno a’ nomi propj de’ Romani, non è che un compendio di quello che più diffusamente avea scritto Valerio Massimo; e secondo ciò che abbiam detto, pare che ne sia autore Giulio Paride, benchè in qualche codice