di Mecenate e di Gallione (fratello del filosofo
Seneca (16); e che meglio sarebbe che l’oratore
di una ispida toga si rivestisse, che non di abiti
a onesta persona non convenienti. Neque enim,
dic’egli con espressioni certo enfatiche, oratorius iste, immo hercule ne virilis quidem,
cultus est, quo plerique temporum nostrorum
oratores ita utuntur, ut lascivia verborum et
h vitate sententiarum et licentia compositionis
histrionales modos exprimant, quodque vix
auditu fas esse debeat, laudis et gloriae et ingenii loco plerique jactant cantari saltarique
commentarios suos. Unde oritur illa foeda et
proepostera, sed tamen frequens quibusdam exclamatio, ut oratores nostri tenere dicere, histriones diserte saltare dicantur. Ma veggasi
singolarmente il lungo passo che su questo argomento medesimo ha Quintiliano (proem l 8),
il quale con gran forza inveisce contro f introdotto abuso di ripetere e travolgere in più
guise e sempre più raffinare lo stesso pensiero,
e di lasciare le maniere usate di favellare per
valersi delle più strane, credendo, com’egli dice,
di essere ingegnosi allor solamente quando ad
interderci conviene usare l’ingegno; e dopo
aver rammentato il saggio avviso di Cicerone,
che gran difetto si è l’allontanarsi nel ragionare
(*) 11 sig. ab. Lampillas m’interroga (l. i, p. 89)
onde abbia io avuta la notizia che quel Gallarne, eli
cui l’autor del Dialogo sul decadimento dell" eloquenza
riprende lo stile, sia fratello del filosofo.-eneea. La
risposta è pronta: legga egli il suo Nircolò Antonio
{Bibl. Hisp, /. 1 , c.6) e vedrà onde io l’ubbia tratta.