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Silio fosse spagnuolo, ma non potersi ciò affermare con certezza. Ma, come osserva l’erudito Cellario (Diss. de C. Sil. Ital!, ante Silii, ed. Traject. 1717), se da alcuna delle due città dette Italica avesse Silio preso il cognome, pare che italicensis e non italicus avrebbe dovuto appellarsi. Innoltre a provare ch’ei non fosse spagnuolo , non è leggero argomento il silenzio di Marziale, che frequentemente parlando o di Silio, o con Silio, non mai il chiama suo nazionale. Checchè ne sia, egli è certo che Silio visse per lo più in Italia, che vi avea poderi e ville, che fu console in Roma, e questo perciò ne dee bastare perchè nella Storia della Letteratura Italiana egli abbia luogo. Delle notizie che di lui abbiamo, noi siam debitori a Plinio il Giovane, il quale avendone udita la morte, ne scrisse una lettera a Caninio Rufo (l. 3, ep. 7). Da essa noi raccogliamo singolarmente ch’egli era stato console l’anno stesso in cui Nerone morì; ch’era stato con molta sua gloria proconsole in Asia; che amicissimo era degli studj d’ogni maniera; e che in eruditi discorsi godeva di passare le intere giornate insiem cogli amici che da ogni parte venivano a visitarlo; che molte ville ei possedeva , e tutte fornite di libri, di statue, di pitture; che grande venerazione egli avea per Virgilio, il cui dì natalizio con più pompa soleva ancor celebrare che il suo proprio, e che a guisa di un tempio ne visitava in Napoli il sepolcro; e che finalmente giunto all’età di settantacinque anni compiti, travagliato da insanabile malattia, lasciossi spontaneamente morir