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Il P. Rapili al contrario lo dice (Réfl, sur la Poet. par. II, § j5) stravagante nelle sue idee non meno che nelle sue espressioni; e aggiugne eli’ egli cerca la grandezza più nelle parole che nelle cose; e che ne’ due poemi da lui composti tutto è fuori di proporzione , e senza regola alcuna; al qual sentimento è conforme ancora quello del P. le Bissu (Du Poème Epique l. 2, c. 7). E io certo a questo secondo parere mi appiglio più volentieri che al primo. Stazio era poeta di grande ingegno e di uguale felicità; ma ebbe egli ancora il vizio, direi quasi, del) secolo di voler grandeggiare. Di lui disse il sopraccitato Scaligero (Poem. l. 6) che sarebbe stato più vicino a Virgilio, se non avesse voluto essergli vicino di troppo: etiam propinquior futurus, si tam prope esse noluisset: (parole che ridicolamente sono state così tradotte dal Baillet (Jug. des Sav. t. 3, p. 270, éd. ilAmst 17 2:1): sarebbe stato più vicino a Virgilio, se non avesse temuto d’incomodarlo troppo); ma meglio forse avrebbe detto lo Scaligero, che Stazio sarebbe stato più vicino a Virgilio, se non avesse voluto vincerlo e superarlo. In fatti, benchè ei si protesti umile adorator dell’Eneide, e indegno di starle a paro, vedesi nondimeno eli’ ei si lusinga di andarle innanzi; e perciò giganteggia egli pure , e di ogni piccola arena forma, per così dire, un altissimo monte. Affetto, soavità, dolcezza son pregi a lui ignoti; tutto è stragrande presso di lui e mostruoso, oltre il difetto di aver seguito il metodo di narratore anzichè di poeta. L’incomparabil traduzione