Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/15

XIV l’HEl-AZIONE ragiona (t. 1 , p. 158, ec i Tiberio doveri governare un popolo nato per esser libero, e soggettato non molto prima. Nel principio del suo impero eran seguite orribili sollevazioni (non in Roma , ma nella Grecia). I Romani, benchè avviliti, non avean dimenticato ciò che significava il lor nome. La città era piena di famiglie superiori per ogni riguardo alla regnante, prima delle funeste rivoluzioni che I’ avean condotta al trono. I discendenti degli antichi vendicatori di Roma, gli Scipioni , i Metelli, potean sospirare talvolta nel vedersi sommessi a’ Cesari, il cui nome nemmeno era noto a’ loro antenati. Nel principio di un nuovo regno era facile ad avvenire che certe alquanto vive espressioni di dispiacere fosser prese, per cominciamen’.o di progetti ambiziosi. Il principe obbligato per suo personale interesse a mantenere la pubblica tranquillità non dovea punto esitare a sagrificarle le vittime ch’ella sembrava esigere”. Lasciamo stare il contradire ch’ei fa a se stesso, poichè qui ci rappresenta Tiberio come attorniato per ogni parte da uomini in cui potea temere altrettanti congiurati; e poscia non molto dopo riflette (p. 164) che Tiberio regnava solo e senza contradizione, e che l’unico oggetto che potea recargli qualche timore (cioè Seiano) era stato abbattuto. Lasciamo stare ancora la frivolezza di tai ragioni; poichè Augusto trovossi in circostanze più pericolose di assai, e nondimeno, se se ne traggano i primi anni, fu sovrano di mansuetudine e di clemenza ammirabile. Queste contradizioni e questi mal congegnati ragionamenti non fanno finalmente torto che al loro autore. Ma si può egli leggere senza sdegno Uno scrittore che benchè sembri disapprovare questa crudele e sanguinosa politica, per iscusar nondimeno Tiberio ardisce d’involger nel delitto medesimo e di paragonar con quel mostro di tirannica crudeltà una delle più sagge repubbliche, anzi tutti generalmente i sovrani? “Non vedesi forse, dic’egli (p. 159), a Venezia un’inquisizione di Stato in seno di una repubblica? I sospetti non son eglino puniti come delitti in coloro che gli posson commettere? E nelle monarchie che non son credute tiranniche e sotto re conosciuti per la loro clemenza , non veggonsi cittadini arrestati sulla parola di un delatore anonimo, e spesso ancora per motivo