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riflettere che non poteva il padre di Stazio non essere elegante poeta, se in sì solenne cimento più volte agli altri tutti fu preferito. Anzi non in Napoli solamente, ma in Grecia ancora in somiglianti contese ottenne l’onore della corona: Sit pronum vicisse domi. Quid Achaea mereri Proemia nunc ramis Phoebi, none germini; Lernue , A uno A tliamantaea proteetum tempora pinu? Da questo medesimo epicedio noi ricaviamo che il padre di Stazio tenne in Napoli pubblica scuola, e fu tra quelli che si dicean gramatici, de’ quali nel precedente volume si è ragionato; e che per la fama a cui era salito, da ogni luogo si accorreva ad udirlo. Aggiugne che i Romani ancora da lui furono ammaestrati; ma non dice se essi da Roma venissero ad ascoltarlo, o se egli trasportatosi a Roma vi aprisse scuola. Accenna per ultimo alcuni poetici componimenti da lui scritti, ed uno tra gli altri sull’incendio del Vesuvio , a cui accingevasi, quando morì. XII. Il figlio di un tal padre doveva naturalmente aver egli pure inclinazione a’ poetici studj. Ed ebbela in fatti Stazio, e dotato di vivace ingegno fece in età ancor giovanile concepire di sè non ordinarie speranze. Mentre era ancor vivo il padre, fu egli pure coronato ne’ poetici combattimenti in Napoli, e questa fu la sola corona che lui presente ei riportasse: Heu mihi quod tantum patrias ego vertice frondes, Solaque Chalcidicae cerealia dona coronae, Te sub teste tuli. - Ibid.