furono arrestati, convinti e dannati a morte.
Lucano affettò per alcun tempo una virile fermezza nel tacere i nomi de’ complici, ma tradito da una finta promessa d’impunità giunse
a sì crudele bassezza, che la sua stessa madre
nominò tra gli autori della congiura (ib. c. 56).
Ma in vano cercò egli con sì detestabile mezzo
di ottenere il perdono. Ebbe solo in sua mano
lo scegliere qual morte più gli piacesse; e
scelse quella che allora era più in uso, singolarmente presso coloro che alla fama aspiravano di saggi filosofi, cioè di aprirsi le vene.
Nel qual atto volle pure mostrarsi ancora intrepido e coraggioso, poichè sentendosi venir
meno, prese a recitare alcuni suoi versi con
cui descritto avea un soldato nell’atto di morire in somigliante maniera (ib. c. 70). Così
finì di vivere Lucano nell’età di soli ventisette
anni nell’anno LXV dell’era volgare.
V. Molti sono i componimenti poetici che a
Lucano si attribuiscono, tutti periti, trattane
la Farsalia. Lasciando dunque di parlare degli
altri, intorno a’ quali si può vedere singolarmente il già mentovato Niccolò Antonio (l. c.)}
ci tratterremo soltanto su questo poema. Se
intorno al pregio di un’opera si avesse a prestar fede all’autore di essa , niun poema dovrebbe anteporsi a quel di Lucano. Egli certo
si vanta che finchè Omero sarà in onore, egli
ancor sarà letto; che la sua Farsalia vivrà, e
che non sarà in alcun tempo dimenticata (l. 9,
v. 983). Ma a’ poeti è permesso il sentir altamenti di lor medesimi, purchè lascino agli
altri la libertà di sentire anch’essi come lor
v.
Diversi
giudizi de*»
dui ti intorno jl’a un
FereaU».