(Tac. I. 6.4, C. ao), che ogni quinto anno doveansi celebrare, e dette furono perciò quinquennale certamen (ib.), e che la seconda volta
si celebrarono un anno più tardi, cioè nel dodicesimo anno di Nerone (id. l. 16, c. 2),
essendo Lucano morto fin dall’anno precedente
(id. l. 15, c. 70); e perciò una volta sola potè
Lucano aver parte a tali contese. Sembra dunque più verisimile che Lucano a questa occasione avesse il dispiacere di vedersi posposto
a Nerone, e che quindi si cominciasse in lui
ad accendere quello sdegno che poscia il trasse
in rovina. In fatti nella Vita più antica dello
stesso poeta, attribuita non senza qualche fondamento a Svetonio, nulla si dice di quest’onore a lui conceduto; anzi al contrario si narra
che recitando egli pubblicamente i suoi versi.
Nerone acceso d’invidia interruppe sotto legger
pretesto quell’assemblea, e andossene: di che
tanto sdegnossi Lucano, che d’indi in poi non
cessò mai con mordaci detti di pungere l’imperadore. Ma questi, benchè avesse ottenuto
a preferenza di Lucano l’onore della corona ,
conosceva nondimeno che esso era di troppo
a lui superiore. La fama di valoroso poeta era
a Nerone più cara assai di qualunque provincia del suo impero; e perciò sdegnato che vi
fosse in Roma chi volesse in valore poetico
gareggiar seco, fe’ divieto a Lucano di render
pubbliche in avvenire le sue poesie (id. l. 15, c. 49)• Il fervido e impetuoso poeta non si
potè contenere, e si unì a Pisone che una
congiura stava allora formando contro l’imperadore. Questi n’ebbe contezza, ei congiurati