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78 Libro

Vespasiano, dopo essere stato trascinato ignudo per Roma, ucciso a colpi di bastone. Così due anni di sanguinosissime guerre civili finirono di gittar Roma in una totale desolazione. Ma finalmente parve giunto il tempo di respirare e rimettersi da’ sofferti strazj. Vespasiano, uomo di bassa stirpe, e, finchè fu in condizione privata, malvagio e vizioso, e solo valoroso generale d’armata, non parve degno di essere imperadore, se non poichè fu salito sul trono. Intento a riparare i disordini che dopo la morte d’Augusto eransi in Roma e in tutto l’impero introdotti, non tralasciò mezzo alcuno per ottenerlo; e si può dire a ragione che Vespasiano, postisi innanzi gli occhi gli enormi vizj de’ suoi antecessori, diede in se stesso l’esempio di tutte le opposte virtù. Due cose sole gli si rinfacciano, la disonestà, benchè ben lungi dall’imitare la sfrontata impudenza di Tiberio, di Caligola e di Nerone; e l’avarizia nell’imporre e nel riscuotere troppo gran numero di tributi, della quale però molti lo discolpavano, affermando ch’egli era costretto a così fare dalla Necessità di rimettere l’esausto erario (Svet. in Vespas. c. 16). In fatti egli è certo che a tutti e a’ poveri singolarmente ei mostrossi assai liberale (id. c. 17). Le arti e gli studj furon da lui con sommo impegno fomentati (id. c. 17), ed egli fu il primo, come vedremo,- che a’ retori assegnò sull’erario onorevole annuo stipendio. Niente meno favorevole alle lettere fu il breve impero di Tito suo figliuolo che l’an 79 gli succedette nel trono. Questi, uno de’ più amabili