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74 Libro

riferire un passo di Tacito che il carattere ci forma degli studj di Nerone, e ci muove ancora qualche sospetto che le orazioni da Nerone talvolta dette fossero esse ancora di Seneca , o di altri che per lui le scrivesse. Ne’ funerali di Claudio , die’ egli (l. 13, c. 3)f Nerone ne fece l’encomio: finchè lodonne l’antichità della famiglia, i consolati e i trionfi de’ suoi maggiori, fu udito con attenzione; volentieri ancora si ascoltò la menzione degli studj da lui fatti, e della felicità che per parte de’ popoli stranieri avea goduto V impero nel suo regno: ma poichè venne alla prudenza e al senno di Claudio, niuno potè frenare le risa, benché V orazione composta da Seneca fosse colta assai, essendo quegli uomo di leggiadro ingegno} e al gusto di que’ tempi adattato. Osservarono i più vecchi, che possono le cose recenti confrontar colle antiche , che tra gli imperadori Nerone fu il primo che abbisognasse deli eloquenza altrui; perciocchè il dittator Giulio Cesare avea cogli oratori più celebri gareggiato; Augusto avea una facile ed ubertosa facondia, quale a principe si conveniva; Tiberio ancora sapeva i arte di ben pesar le parole, e di usare ora un parlare eloquente e focoso, ora a bella posta oscuro ed ambiguo. Anche Caligola tra le sue pazzie mantenne la forza nel favellare; nè Claudio finalmente era privo di eleganza, quando egli diceva cose premeditate. Ma Nerone fin da’ più teneri anni volse ad altre cose il pensiero. Scolpire e dipingere e cantare e regolare i cavalli, erano le sue più care occupazioni; talvolta però