Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/109

72 Libro

IX. Carattere e condotta di Nerone: suoi studj giovanili. 72 tlBRO ma lui morto, caddero in dimenticanza. Pare finalmente che qualche cosa ei toccasse de’ filosofici studj; perciocchè narra Dione (l. 60) che avendo egli preveduto che nel giorno suo natalizio sarebbesi ecclissato il sole, e temendo che qualche tumulto non ne seguisse, non solo ne die’ avviso al popolo con un libro intorno a ciò pubblicato, segnandone precisamente l’ora e la durata, ma ne spiegò ancora la vera ragione. Questa letteratura di Claudio fu derisa dal filosofo Seneca nella satira che sulla morte di lui egli scrisse, di cui ragioneremo a suo luogo; e non è maraviglia, perchè, essendo egli poco meno che scimunito, dovea naturalmente comparire ridicoloso quel qualunque suo sapere. Ma se egli all’erudizione congiunto avesse il senno, sarebbe stato certamente uno de’ principi più benemeriti delle lettere e delle scienze. IX. Ma se il regno di Claudio non fu per la sua dappocaggine favorevole agli studj, non fu almeno loro fatale; poichè avendo in pregio le lettere, qualche rispetto usava a’ loro coltivatori. Non così Nerone figliuolo di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina, che fu poi moglie di Claudio, a cui ella il fece adottare per suo figliuolo. Nerone salì al trono l’anno 54j poichè Claudio morì per veleno, come si crede, datogli dalla stessa Agrippina. L’idea che il comun consenso degli uomini ha unita al nome di Nerone , basta a farci conoscere chi egli fosse. Trattene alcune lodevoli azioni eli’ ei fece al principio del suo regno, non vi fu esempio di crudeltà e di barbarie che allora non