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PARTE TERZA ed ep. 91) e il Retore (Controv. 34), e un Eliodoro retore detto da Orazio il più dotto tra’ Greci Satyr. l. 1 , sat 5). Ma se tutti gli storici e gli altri scrittori greci che a questi tempi furono in Roma , e le cui opere son perite, io volessi qui annoverare, ella sarebbe cosa di non breve lavoro, e aliena ancora dal mio argomento; che degli eruditi stranieri che vi fecer dimora, debbo parlare sol quanto basta ad intendere il fiorente stato in cui era allora la romana letteratura. Il poco che qui ne abbiamo accennato, e le molte cose che abbiamo sparsamente qui e là toccate parlando de’ filosofi, degli oratori, dei medici, de’ gramatici e degli eruditi di qualunque altra maniera di cui a quel tempo abbondò Roma, ci fa conoscere abbastanza ch’era essa allora il centro di tutta la letteratura; che quanti vi erano in qualunque ancor lontano paese uomini dotti, vi fissavano volentieri la lor dimora; e che i Romani deposta finalmente quella rozza alterigia con cui, essendo essi barbari quasi al par delle altre nazioni, tutte le altre nondimeno miravano non altrimenti che barbare in lor confronto, avean appreso ad avere in pregio ancor gli stranieri; e che mostravano palesemente di esser persuasi che non alla patria, ma alla virtù e al sapere si dee la stima e l’onore. In tal maniera gli eruditi Greci che stavano in Roma, vi eran tenuti in quel pregio che alla lor dottrina si conveniva, ed essi insieme giovavano maravigliosamente ad avvivare sempre più ne’ Romani quell’ardor per gli studi, da cui eran compresi.