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LIBRO TERZO 369 t 1, p. iq5). Convien confessarlo. Tardi pensarono i Romani a coltivare gli studi, e quindi tardi a raccogliere biblioteche. Non già che niun libro non fosse in Roma, che ciò troppo chiaramente dalle cose già dette si mostra falso; ma se pochi libri bastassero a formare una biblioteca , non vi sarebbe quasi artigiano che non avesse la sua. Questo nome si usa a dinotare una collezione di libri che somministri aiuto a’ diversi studi in cui uno voglia occuparsi; e questi non sappiamo che per lo spazio di circa sei e forse sette secoli si vedesse in Roma. IL Paolo Emilio, secondo S. Isidoro (Origin. l.6,c. 5), fu il primo che avesse biblioteca in Roma, formata dei libri di Perseo re di Macedonia, da lui vinto e condotto a Roma l’anno 585. E veramente nan a Plutarco (in ejus Vita) che egli a’ suoi figliuoli, che inclinati erano allo studio , permise di scegliere tra’ libri del vinto Re que’ che loro piacesse. Ma se tale fosse la copia di questi libri, che si potesse giustamente appellare biblioteca, noi nol sappiamo; e la maniera con cui ne parla Plutarco, sembra anzi indicare una piccola scelta che una copiosa raccolta di libri. E forse questi furon que’ libri medesimi che, parlando dell’amicizia del giovine Africano con Polibio, abbiam veduto che da Scipione si davano in prestito al dotto greco; perciocchè, come ad ognuno è noto, Scipione era figlio di Paolo Emilio , ma per adozione passato nella famiglia da cui prendeva il nome. La gloria dunque di avere il primo avuta biblioteca in Roma devesi più probabilmente a