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LIBRO TERZO 56l Gallia Transalpina. Svetonio ci ha conservati (De Cl. Rhet c. 2) parte di una lettera di Cicerone a Marco Titinnio, in cui così gli scrive: Io certo ricordomi che nella mia fanciullezza prima di ogni altro prese a insegnare latinamente un cotal Lucio Plozio, a cui facendosi gran concorso, poichè tutti i più studiosi innanzi a lui si venivano esercitando, io dolevami che ciò a me non fosse permesso. Ma me ne tratteneva F autorità di dottissimi uomini, i quali pensavano che da’ retori greci meglio si esercitassero e si coltivassero gt ingegni. E convien dire che uomo colto ed eloquente fosse creduto Plozio, perchè Cicerone stesso altrove narra (Pro Archia. c. 9) che il celebre Mario amavalo e coltiva vaio assai, perchè sperava ch’egli potesse un giorno narrare le cose da lui operate. Quintiliano dice (l. 4, c. 2) che tra’ retori latini che negli ultimi anni di Crasso tennero scuola , fu singolarmente insigne Plozio; e altrove (l. 11, c. 3) dice ch’egli scrisse un libro intorno al gesto. Mi sia qui lecito il dare un saggio di una recente opera sulla letteratura francese (Tableau histor. des gens de lettres par M. l’ab. de L.), di cui veggo parlarsi con molta lode da alcuni giornalisti, ma che a me pare che troppo sia lontana da quella esattezza e precisione che in tali opere è necessaria. Nè io so intendere per qual ragione l’autore di essa, che altro non fa veramente che compendiare la Storia Letteraria di Francia de’ dotti Maurini, pure non mai faccia menzione alcuna di tal opera, come se non ne avesse contezza. Ma almeno fosse fedele il compendio Tiraboschi, Val. I. 36