Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/61

12 prefazione

che i Toscani fecer rinascer le scienze tutte col solo genio lor proprio, prima che quel poco di scienza che rimasta era a Costantinopoli, passasse insiem colla lingua greca in Italia per le conquiste degli Ottomani„.

Un sì bel vanto, di cui l’Italia va adorna, ha fatto che molti eruditi oltramontani si volgessero con fervore alla storia della nostra letteratura; e in questi ultimi tempi singolarmente abbiam veduto esercitarsi in questo argomento, e dare alla luce opere assai pregevoli Tedeschi e Francesi di non ordinario sapere. Così tra i primi Giovan Burcardo, e il sopraccitato Otton Federico Menckenio, Giangiorgio Schelornio, e Gian Alberto Fabricio; e tra’ secondi gli autori delle Vite degli Uomini illustri e delle Donne illustri d’Italia, il già lodato sig. de Sade ed altri han già preso a diligentemente illustrare quali uno, quali altro punto della nostra storia letteraria. Egli è questo un nuovo argomento di lode alla nostra Italia; ma potrebbe anche volgersi a nostro biasimo se, mentre gli stranieri mostrano di avere in sì gran pregio la nostra letteratura, noi sembrassimo non curarla, ed essi avessero a rinfacciarci che ci conviene da lor medesimi apprendere le nostre lodi. E veramente ce l’hanno talor rinfacciato; come fra gli altri il mentovato autore delle Memorie per la Vita del Petrarca, il quale con modesto bensì ma assai pungente rimprovero si maraviglia che noi non abbiam finor sapute non sol le picciole circostanze, ma nemmen l’epoche principali della Vita di sì grand’uomo, e che un oltramontano, qual egli è, abbia dovuto