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LIBRO TERZO 55g più altenzion si consideri, noi vedremo che fu anzi zelo della gloria della romana letteratura, che a fare questo decreto condusse i censori. In fatti è a riflettere che Crasso, uno de’ censori che il pubblicarono, è quel Crasso medesimo che come uno de’ più valenti oratori abbiam già veduto lodarsi da Cicerone. Quindi non poteva egli certo aver in odio l’eloquenza, nè bramare che i Romani non la coltivassero. Qual fu dunque il motivo che alla pubblicazione lo spinse di un tal decreto? Egli stesso cel dice presso Cicerone, il quale a ragionar di ciò lo introduce per tal maniera (De Orat. l. 1, n. 24): Ella è questa una gran selva di cose (dice egli parlando degli ornamenti richiesti a ben ragionare), la quale benchè da’ Greci medesimi non. bene si comprendesse, e avvenisse perciò a’ nostri giovani di dare addietro, anzichè avanzare in quest’arte, nondimeno in questi ultimi due anni vi ebbe ancora alcuni professori latini di eloquenza; i quali io, essendo censore, aveva con mio editto tolti di mezzo; non già., come io ben sapeva dirsi da alcuni, perchè non. volessi che coltivati fosser gl’ingegni de’ giovinetti, ma anzi perchè io non voleva che si offuscasse loro l’ingegno, e il solo ardir si accrescesse. Perciocchè i greci retori finalmente, qualunque essi si fossero , avevan pure, corti io vedeva, e l’esercizio della lor lingua, e qualche tradizione , e quella coltura ancora che del sapere è propria. Ma da questi nuovi maestri rudi’ altro parevami che apprender potessero i giovani, fuorchè ad esser arditi; il che, ancor quando a lodevoli azioni congiungesi, è in ogni.