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LIBRO TERZO 553 Ldoro che aprivano scuola di gramatica , talchè a qualche tempo ve n’ebbe in Roma di cotali scuole oltre a venti, e tutte illustri (id.c.3); e che non i soli schiavi e liberti, ma cittadini e cavalieri romani professavan quest’arte, fra’ quali da Svetonio vengono nominati L. Elio e Servio Claudio (ib.). III. La moltitudine de’ gramatici che era in Roma, fu probabilmente l’origine del coltivamento degli studi in altre città d’Italia. Fino a questi tempi appena troviamo alcun accenno di lettere che fiorissero di qua dall’Appennino. Roma come era il centro a cui tutti si riducevano i più grandi affari, così era ancora la sede di tutte le scienze. E se era vi nelle provincie alcuno che dal suo ingegno portato fosse agli studi, e che sperasse in essi di acquistarsi nome, venivane tosto a Roma, ove era certo che nè pascolo alle sue brame, nè premio alle sue fatiche non gli sarebbe mancato. Ma i gramatici in Roma all’età singolarmente di Cesare e di Augusto eran cresciuti a segno, che non potendo tutti trovar discepoli, colla istruzion de’ quali vivere ed arricchirsi, cominciarono a spargersi ancora per le altre provincie d’Italia e ad aprirvi pubbliche scuole. In provincias quoque, dice Svetonio (ib.), grammatica penetraverat, ac nonnulli de doctissimis doctoribus pere gre docuerunt, maxime, in Gallia Togata, inter quos Octavius Teucer et Siscennius Jacchus et Oppius Cares, hic quidem ad ultimam aetatem, et cum jam non gressu modo deficeretur, sed et. visu. La Gallia Togata, come ad ognuno è noto, è la stessa che la Cisalpina che ni. Molti gr.1mal ii idillioina si spargono in alIr« ritta d’Italia«