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554 PARTE TERZA Spaglinolo, secondo alil i Alessandrino (id.c. 20. Fabric. Bibl. bit. I. 2, c. 1). Maggiore ancor fu l’onore a cui salirono il sopraddetto Verrio fiacco e Orbilio; perciocché una statua fu ad ambedue innalzata, a quello in Palestlina. detta allora Frenesie , a questo in Benevento (Svet. c.gci’ j (a). Nè onori soltanto, ma ricchezze ancora non ordinarie raccolsero alcuni gramatici dalla loro scuola. 11 detto Verrio per l’am maestramento de’ nipoti d’Augusto avea ogni anno cento mila scsterzii ossia due mila cinquecento scudi romani, e lino a quattrocento mila scsterzii ossia dieci mila scudi romani traeva dalla sua scuola Lucio Apuleio (idL c. 3 e 17), benché alcuni vogliono che a questo luogo di Svctonio invece di quadringentis si debba leggere quadragenis, che sarebbono mille scudi romani. Quindi avvenne che molli erano seroi et oro uno spagnuolo il quale tra i letterati romani fosse stato prescelto da Augusto, a cui affidar la cura delf imperiai biblioteca. Io ho scritto qui che ad Igino fu da Augusto data la cura delle sue b blioteche, ec.. e altrove ho detto che tra viii più dotti uomini che fossero allora in Roma, ai quali fu affidata da Augusto la pubblica biblioteca, fu Igiatf, unni • nelle antichità versatissimo. Or se le cose che a me preme che non si sappiano, si dicon da me due volte, quante volte dovrò io dir quelle le quali mi preme che sappiami? (a) Fu anche in Roma a’ tempi del gran Pompeo, come narra Suida, un Dionigi Alessandrino soprannomato Tero dal nome di suo padre, di professione gramatico , e scolaro già di Aristarco. Tra’ suoi scolari ebbe , come afferma lo stesso scrittore, Tirannione il vecchio, e scrisse diversi comenti, e più opere gru* mancali.