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LIBRO TERZO 5éò Pe variis modis literas colendi apud Romanos inserita ne’ suoi Parerghi Accademici. II. Nè i soli fanciulli andavano alle scuole de’ gramatici ad apprendervi i primi semi della letteratura , ma spesso ancora vedevansi le loro scuole da’ più grandi e da’ più dotti uomini di Roma onorate, e chiamati erano ad ammaestrare i figliuoli de’ primarii patrizii e degl’imperadori. Cosi Cicerone essendo attualmente pretore recavasi spesso alla scuola di Antonio Gnifone (Svet. c. 7; Macrob. l. 3, c. 12). Così Sallustio e Asinio Pollione onorarono dell’amicizia loro Atteio per la moltiplice erudizione soprannomato il Filologo, da cui anche furono a compilare le loro storie ajutati (Svet. c. 10). Così Verrio Flacco fu da Augusto destinato maestro a’ suoi nipoti, e chiamato alla Corte a tenervi la sua scuola (id. c. 17). Vidersi anche alcuni di essi sollevati a onorevoli impieghi, come Caio Giulio Igino e Caio Melisso, a’ quali fu da Augusto data la cura delle sue biblioteche. Ove vuolsi di passaggio riflettere che le opere che abbiamo sotto il nome di Igino, gli son supposte, come comunemente si crede; e ancorchè fossero da lui scritte, non è qui a farne menzione (*), poiché secondo alcuni ei fu (*) E qui, e poscia altra volta ho nominato con lode Igino. Nondimeno il sig. ab. Lampillas si duole (t. 2, p. 41) perchè io ho detto che essendo egli straniero , io non dovea farne menzione. E qui ancora col suo gran telescopio scopritore delle altrui intenzioni, dopo avermi attentamente esaminato, decide: La ragione io penso che sia, perchè premeva troppo al detto autore (cioè a me) che non comparisse in lioìtta nel