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55o PAH 1E rKUA pubbliche scuole. Io non favello qui de’ filosofi; che a parlar con rigore, non tenevano essi scuola in cui potesse ognuno, pagando al precettore la dovuta mercede, istruirsi nella filosofia. Erano anzi amichevoli conferenze e dispute erudite, in cui radunandosi insieme quelli che di cotali studi si dilettavano. si trattenevano dissertando or su una or su altra quistione; e lecito era ad ognuno il dire liberamente ciò che ne sentisse. Del che si è già parlato altrove. Pubbliche scuole erano propriamente quelle che si tenevano dai gramatici e dai retori. Alcuni di questi sono stati già da noi nominati nell’epoca precedente. Molti altri che fiorirono al tempo di cui parliamo, si annoverano da Svetonio ne’ due libri da lui scritti su questo argomento, e quindi non fa bisogno eli’ io ne ragioni diffusamente. Invece adunque di tessere una lunga e noiosa serie di gramatici e di retori illustri, solo accennerem qualche cosa alla storia di quest’arti appartenente. E quanto a’ gramatici, il loro impiego dapprima fu singolarmente spiegare, dichiarar, comentare i poeti: Sunt enim explanatores, dice Cicerone (De Divin. l. 1, n. 51), ut grammatici poetarum; ove vuolsi avvertire che per lungo tempo solevano i gramatici comentare i soli poeti greci. Quinto Cecilio liberto di Attico (a) i/i) Sembra che da questo Cecilio si debba distinguer quell’altro di cui parla Longino (c. 1.) come di autore di un trattato sul Sublime. Il primo, come narrasi nelle Vite degli illustri Gramatici’ , era oriondo dall’Epiro, e nato in Tusculo. Il secondo era di patria