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Ime siuit iis quorum ordini conveuiunt, hom stae. Si può dunque, a mio parere, concedere allo Spon e a’ suoi seguaci’, che non tutti i medici fossero schiavi; ma che tutti fossero cittadini innanzi al privilegio di Cesare e di Augusto, e che tra essi ve ne avesse ancora de’ veri Romani, questo non sembra che essi il provino, né che si possa sì agevolmente provare.

Capo VI.

Giurisprudenza.

I. Mentre in questa maniera andavano i Ro1 mani perfezionandosi nello studio delle scienze; tutte e delle arti liberali, venivano ancora s“m- pi e più avanzandosi in quella che al buon reggimento della repubblica più di ogni altra è necessaria, cioè nella giurisprudenza. Era questo uno studio onorevole non meno che vantaggioso. Un dotto giureconsulto era sempre affollato da numeroso stuolo di cittadini, altri a chieder consiglio, altri aa’apprendere la scienza delle leggi. Anzi era generale il costume, di cui abbiamo moltissime prove negli antichi scrittori, che in sul fare del giorno accorressero numerose schiere di clienti alla casa del loro avvocato, quasi a fargli corteggio. La maniera stessa con cui essi rendevano le lor risposte, spirava la gravità e la grandezza del Romano Impero; perciocchè seduti su una specie di trono udivano le proposte e rispondevano. Ego, dice Cicerone (De legib. I. i, n.ò). actatis uotiu s