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538 PARTE TERZA

son detti liberti. Anzi attualmente schiavo sembra che fosse il medico di Domizio a’ tempi di Cesare rammentato da Seneca (De Benef. l. 3, c.24): Imperavit (Domitius) medico eidemque servo suo, ut sibi venenum daret. È certo inoltre che medici vi erano in Roma i quali non avevano il diritto dalla romana cittadinanza. Cesare ed Augusto, come si è detto, concederon loro un tale privilegio: dunque non l’avevan essi dapprima; e quindi è falso ciò che lo Spon ed altri affermano, che tutti i medici fossero cittadini romani, quando parlar si voglia de’ tempi anteriori a Cesare. Anzi io credo che si possa con certezza affermare che fino a’ tempi di Plinio niun de’ Romani esercitò quest’arte. Egli il dice apertamente: Solam hanc artium graecarum nondum exercet romana gravitas in tanto fructu (l. 29, c. 1). Quindi soggiugne che pochi assai ancora erano que’ Romani che di essa avessero scritto; e questi ancora si erano in certo modo gittati tra’ Greci grecamente scrivendo: Paucissimi Quiritium attigere, et ipsi statim ad Graecos transfugae. Pare che dopo un tal detto di Plinio non vi abbia più luogo a dubitarne. Egli è vero che alcuni medici trovansi nominati nelle iscrizioni pubblicate dallo Spon, che hanno nomi romani. Ma in primo luogo alcune di quelle iscrizioni non hanno indicio alcuno da cui si possa conoscere se sian di tempo anteriore a quello di cui parla Plinio, ovver posteriore; anzi alcune son certamente di più tarda età, e appartenenti all’impero di Domiziano, di Traiano, e de’ lor successori. Inoltre il nome